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Assistenza e Burnout: Come Gestire l’Assenza per Malattia oltre l’Articolo 104?

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Pubblicato da Enzo Conti
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Oltre ai permessi concessi dalla legge 104, i caregiver possono ottenere congedi per burnout? Scopriamo i dettagli normativi attuali.

In aggiunta ai permessi previsti dalla legge 104, i caregiver hanno la possibilità di prendere congedi per sofferenza da burnout? Come esprime Tiziano Ferro nella canzone Sere nere: “Ho combattuto il silenzio parlandogli addosso e levigato la tua assenza solo con le mie braccia. E più mi vorrai e meno mi vedrai, e meno mi vorrai e più sarò con te. E più mi vorrai e meno mi vedrai, e meno mi vorrai e più sarò con te e più sarò con te, con te, con te, lo giuro”.

Nei periodi difficili è cruciale avere accanto una figura di supporto affidabile e pronta ad aiutare.

Chi vive una situazione di grave disabilità comprende l’importanza del caregiver, ovvero quella persona, spesso un familiare, che assiste quotidianamente chi non è autosufficiente. È un ruolo fondamentale, che tuttavia può creare notevoli difficoltà nell’equilibrio tra la vita personale e quella lavorativa, considerando le necessità del familiare assistito.

Legge 104, diritti ai permessi e al congedo straordinario

Le persone con disabilità e i loro assistenti familiari godono di vari benefici, come gli incentivi per l’acquisto di auto previsti dalla legge 104 o i permessi di lavoro. Questi ultimi consentono di avere tre giorni di permessi retribuiti al mese, suddivisibili anche in ore.

Possono accedere a questi benefici i genitori, il coniuge, il partner more uxorio in caso di unione civile, i parenti e gli affini fino al secondo grado. In situazioni particolari, anche parenti e affini fino al terzo grado possono richiederli.

Questa opzione è disponibile solo se i predetti soggetti sono deceduti, invalidi o hanno almeno 65 anni di età.

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Oltre a ciò, è disponibile anche il congedo straordinario, un periodo pagato durante il quale un lavoratore può assentarsi per dedicarsi maggiormente all’assistenza di un parente con disabilità grave.

Il congedo non può estendersi oltre i due anni di durata complessiva per ogni persona disabile durante l’intera carriera lavorativa. È richiedibile a condizione che la persona assistita non sia ricoverata a tempo pieno, salvo quando la presenza del familiare è richiesta dal personale sanitario.

Caregiver, oltre la 104: è possibile un’assenza per malattia da burnout?

Se è vero che assistere un caro è un gesto d’amore, è innegabile che ciò possa spesso generare stress, soprattutto nell’affrontare malattie complesse.

Senza un’adeguata gestione dello stress, il caregiver può andare incontro a burnout, uno stato di esaurimento emotivo e fisico che può compromettere seriamente il benessere fisico e mentale.

I sintomi più frequenti del burnout includono stress, ansia, irritabilità, sensazione di solitudine e depressione. La situazione è aggravata dalla mancanza di tempo per sé stessi, dalla perdita di relazioni sociali e dalla difficoltà nel gestire le emozioni.

In questo contesto, emergono alcune limitazioni della legge 104, come l’assenza di norme a protezione dello stato psicofisico dei caregiver. Coloro che soffrono di burnout possono rivendicare i propri diritti solo se lo stress si trasforma in una patologia conclamata.

Lo stress, tuttavia, è difficile da misurare e viene considerato seriamente solo quando si evolve in malattia. Inoltre, un altro limite è dato dalla condizione di convivenza del caregiver con il familiare assistito, escludendo chi assiste un caro senza condividere lo stesso tetto o senza legami di parentela.

Da qui l’urgenza di misure specifiche, volte a supportare sia chi necessita di assistenza sia chi se ne prende cura.

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Una normativa inclusiva per i bisogni dei caregiver

Come proposto da Cittadinanzattiva e Carer nel Manifesto-Appello presentato in ottobre alla Camera dei Deputati, è essenziale:

“Una legge inclusiva e socialmente equa che garantisca diritti e protezioni al caregiver familiare, rispettando quattro criteri: una definizione ampia della figura, che riconosca diritti e protezioni anche ai caregiver non conviventi o non familiari della persona assistita; che li coinvolga attivamente nella redazione del cosiddetto Progetto di vita o Progetto Assistenziale Individualizzato della persona assistita (normative regionali e Art. 39 Dlgs 29/24) e rispecchi anche le loro necessità come caregiver; che preveda protezioni crescenti in base al carico assistenziale e agli impatti/bisogni del caregiver; che disponga di risorse adeguate per garantire l’effettiva esigibilità delle protezioni e costituire così una solida base per progettare e attuare servizi e supporti dedicati a chi si prende cura”.

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