Il Ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, aveva preannunciato prima della presentazione della legge di Bilancio del 2025 che sarebbero stati necessari dei “sacrifici” da parte di tutti. Successivamente, ha chiarito: “so riconoscere la differenza tra chi può e chi deve sacrificarsi”. Le banche e le assicurazioni sono state nel mirino del governo per un periodo, con la minaccia di imporre nuove tasse sui superprofitti. Tuttavia, un anno fa, dopo aver proposto una nuova legge, il governo ha fatto un passo indietro, evitando di aumentare le entrate fiscali.
Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso la sua contrarietà a quella che ha definito una tassa “sovietica”.
Il mercato azionario bancario cresce dopo la manovra
Martedì sera, dopo l’approvazione del Consiglio dei ministri, è stata presentata la manovra. Di 30 miliardi di euro previsti per finanziare le iniziative del governo, 3,5 miliardi saranno forniti dalle banche nell’arco di due anni. Nonostante ciò, Tajani ha espresso soddisfazione per aver evitato l’introduzione di nuove tasse sul settore bancario. Chi ha ragione? Guardando l’andamento della borsa si può capire: l’indice del settore bancario a Piazza Affari ha mostrato una reazione positiva all’annuncio. Analizziamo il motivo.
Il meccanismo delle DTA
La manovra include un “congelamento” temporaneo dei crediti di imposta per il 2025 e il 2026. È importante esaminare tecnicamente cosa sono le “Deferred Tax Assets” (DTA), o “imposte differite attive”. Questi sono crediti fiscali che derivano da svalutazioni di crediti, correzioni di valore per deterioramento dei crediti, ammortamenti di avviamento e perdite fiscali pregresse. Tali perdite possono essere dedotte dall’imposta per l’80%. La manovra riduce questa percentuale al 65%.
Il governo ha collaborato con l’Associazione bancaria italiana, il principale organo di rappresentanza delle banche, per calcolare che questa misura porterà 3,5 miliardi di euro in più nelle casse dello stato nel biennio.
Tuttavia, la normativa sulle DTA rimarrà invariata per il resto. Dal 2027, i crediti di imposta congelati e quelli maturati nel biennio saranno liberati, permettendo alle banche di pagare meno tasse. Si prevede che le banche recupereranno le somme versate allo stato entro il 2029.
Imposte aggiuntive sulle banche evitate all’ultimo momento
In pratica, tra il 2025 e il 2026, lo stato riceverà 3,5 miliardi in più dalle banche, mentre tra il 2027 e il 2029 si prevede che incasserà un importo simile in meno. Questo dimostra che più che di nuove tasse, si tratta di un anticipo di liquidità. Alcuni l’hanno definito un prestito a tasso zero concesso dalle banche allo stato, che durerà da due a cinque anni. Le banche subiranno un costo opportunità, poiché non potranno utilizzare quella liquidità per generare profitti. Formalmente, non ci sono cambiamenti sul piano patrimoniale, e questo ha supportato il valore delle azioni dopo l’approvazione della manovra. La situazione avrebbe potuto essere peggiore con l’introduzione di una vera e propria tassa extra, che avrebbe ridotto i profitti anche solo temporaneamente.
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