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Trump Vince: Quali Effetti sui Dazi e l’Economia Italiana per l’Ucraina?

Vittoria di Trump, effetti sull
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Pubblicato da Enzo Conti
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L’elezione di Trump influenzerà l’economia italiana, focalizzandosi su due questioni chiave: tariffe e il conflitto tra Ucraina e Russia.

La vittoria di Donald Trump nelle recenti elezioni statunitensi non è stata l’unico evento di rilievo. Anche il Partito Repubblicano ha ottenuto un significativo trionfo, assicurandosi il Senato e, presumibilmente, il mantenimento del controllo della Camera dei Rappresentanti. Questo scenario, descritto come “red sweep” o “onda rossa”, simbolo del colore della destra americana, rappresenta un punto di svolta per gli equilibri globali e influenzerà anche l’economia italiana. Analizziamo come, partendo dal fatto che il neo presidente ha annunciato tariffe contro la Cina e la fine dei conflitti in Ucraina e Israele.

Le tariffe USA minacciano l’export italiano

L’Italia, essendo un’economia fortemente esportatrice, trova negli Stati Uniti uno dei principali mercati di esportazione, rappresentando circa la metà o più del nostro saldo commerciale positivo. Nel 2023, abbiamo registrato un surplus di oltre 42 miliardi di euro con la superpotenza, rispetto a un totale positivo di 34 miliardi. In altre parole, senza gli Stati Uniti, la nostra bilancia commerciale sarebbe negativa.

Lo spettro di una guerra commerciale

Trump ha minacciato di introdurre dazi anche sui prodotti europei, benché avesse già fatto simili dichiarazioni nel 2016 senza poi concretizzarle. Tuttavia, già con l’Inflation Reduction Act approvato due anni fa durante l’amministrazione Biden, gli USA stanno cercando di aumentare la loro competitività. Non si rassegnano a subire passivi commerciali che ormai superano i 1.000 miliardi di dollari l’anno a livello globale. In sostanza, sono consumatori netti di prodotti esteri. Ciò implica che una parte del reddito degli americani viene regolarmente spesa oltre confine.

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L’economia italiana, e più in generale quella europea, devono impegnarsi per evitare che un potenziale conflitto commerciale tra USA e Cina diventi una catastrofe per loro. In particolare, senza esportazioni, l’Italia non registrerebbe alcuna crescita, data la debolezza interna della domanda e i limitati margini fiscali.

La Germania si troverà a fronteggiare un problema simile nei prossimi anni, con il possibile aumento del debito tedesco per rispondere alle nuove politiche commerciali americane basate su tariffe.

L’incognita della spesa militare

C’è anche il fattore Ucraina. Il presidente eletto Trump sostiene che è necessario raggiungere un accordo con la Russia per terminare le ostilità. Inoltre, ha chiesto agli alleati europei di incrementare la loro spesa militare per supportare gli obiettivi della NATO. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha commentato la vittoria del magnate esprimendo il desiderio che l’Unione Europea escluda le spese per la difesa e gli investimenti dal calcolo del deficit, altrimenti sarebbe impossibile per gli stati membri allocare maggiori risorse, mentre si richiede loro di ridurre i deficit fiscali. L’Italia dovrebbe aumentare la spesa militare di circa 10-15 miliardi all’anno per raggiungere l’obiettivo del 2% stabilito un decennio fa dalla NATO.

Se queste sono le principali criticità associate alla vittoria di Trump, dall’altro lato la possibile fine delle tensioni geopolitiche potrebbe ridurre i costi energetici. Petrolio e gas sono attualmente in calo, il che è un segnale positivo. L’Arabia Saudita potrebbe essere più incline ad accogliere le richieste di Washington di aumentare l’offerta di petrolio per abbassare i prezzi internazionali. Ciò sarebbe vantaggioso per i consumi domestici e gli investimenti aziendali.

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Non solo dazi nella politica di Trump

Infine, la politica fiscale di Trump sarà principalmente incentrata su riduzioni delle tasse e aumento degli investimenti pubblici. Questo sosterrà la crescita dell’economia americana, specialmente se la Federal Reserve riuscisse a continuare a tagliare i tassi di interesse. Come menzionato, poiché gli USA sono il nostro principale mercato per le esportazioni, le vendite italiane potrebbero aumentare, indipendentemente dalle considerazioni sui dazi.

È probabile anche che la transizione energetica europea subisca una pausa, permettendo alle imprese manifatturiere di tirare il fiato.

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