La settimana inizia con tensioni sui mercati finanziari: la Borsa di Tokyo ha chiuso con un calo del 4,05% e le borse europee hanno aperto in netto calo. Le preoccupazioni sono nuovamente incentrate sui dazi annunciati dall’amministrazione Trump. Il presidente americano ha designato il mercoledì 2 aprile come il “Giorno della Liberazione”, quando presumibilmente libererà gli Stati Uniti dalle “truffe” dei partner commerciali. Non si sa ancora quali paesi o quali beni saranno colpiti. Si ipotizza l’introduzione di una tariffa universale del 20%. Le sensazioni sono che le misure saranno più severe di quanto inizialmente previsto.
Gli impatti dei dazi di Trump sull’economia statunitense
I dazi possono essere del gradimento di Trump, ma storicamente non hanno beneficiato l’economia. Portano a un incremento dei prezzi dei beni di consumo importati, limitano la concorrenza, riducono l’efficienza del mercato e alla fine le famiglie avranno accesso a meno beni e servizi a prezzi più elevati. È possibile che nessuno alla Casa Bianca abbia considerato queste conseguenze? Crede davvero il presidente e il suo team di consulenti economici che questo risolverà il problema del marcato deficit commerciale degli USA?
Il problema del debito pubblico
Potrebbe essere illuminante sentire cosa ha detto Peter Navarro, consigliere di Trump sui dazi. Sostiene che l’aumento delle tariffe genererà un entrate aggiuntive per 600 miliardi di dollari all’anno, di cui 100 miliardi solo dalle auto. In totale, 6.000 miliardi in 10 anni. Queste cifre non sono trascurabili anche per le dimensioni di Washington, che attualmente lotta con un deficit fiscale annuo di 2.000 miliardi di dollari. Se Navarro ha ragione, il Tesoro americano potrebbe vedere un incremento del PIL di 2 punti percentuali all’anno.
Partendo da un deficit fiscale che sfiora il 7%, questo non risolverebbe il problema, ma lo mitigerebbe significativamente.
Gli Stati Uniti si trovano di fronte a un debito pubblico sempre più ingombrante, che ha superato i 36.000 miliardi di dollari all’inizio di gennaio. Questo è il risultato di decenni di politiche di spesa eccessiva, che hanno raggiunto il culmine con l’amministrazione Biden, nonostante l’economia americana si fosse già ripresa dal 2020. Per ridurre il deficit, ci sono solo due opzioni: tagliare la spesa pubblica o aumentare le entrate, o una combinazione delle due.
Aumento indiretto delle tasse
Per quanto riguarda l’aumento delle entrate, gli Stati Uniti non possono permettersi di diventare una nuova Europa. La prosperità economica americana non si è mai basata sull’aumento delle tasse. E i repubblicani sono gli ultimi che potrebbero considerare tale opzione. Tuttavia, esistono diverse forme di tassazione. Aumentare le tasse dirette sui redditi o sugli utili delle imprese è una cosa, ma un’imposta indiretta come i dazi di Trump è un’altra. Questi ultimi possono essere visti come un modo per aumentare le entrate fiscali senza ammetterlo apertamente, usando il pretesto patriottico e macroeconomico per giustificare la misura a livello comunicativo: l’obiettivo è consumare prodotti Made in USA e affrontare il grave problema della deindustrializzazione.
Se i calcoli di Trump e del suo team sono corretti, potrebbero generare maggiori entrate rispetto ad oggi e contenere l’aumento del debito pubblico. È fondamentale che abbiano considerato l’effetto sostituzione: con l’introduzione di tasse più alte, gli americani potrebbero ridurre la domanda di beni e servizi stranieri a favore di quelli locali. Questo ridurrebbe il deficit commerciale e aumenterebbe la produzione domestica, portando a un aumento delle entrate fiscali non solo attraverso i dazi, ma anche attraverso una maggiore offerta interna.
Con i dazi, Trump mira a incrementare le entrate
In teoria. In pratica, le cose potrebbero svilupparsi diversamente. L’introduzione dei dazi di Trump potrebbe portare a una distruzione netta di ricchezza. Una riduzione delle importazioni non sarebbe perfettamente compensata da un aumento della produzione interna. Con l’aumento dei prezzi, la domanda potrebbe diminuire. Se oggi il consumo tra importazioni e produzione locale è 100, domani potrebbe scendere a 95. Questa perdita si tradurrebbe anche in una riduzione delle entrate fiscali, sperando che il Tesoro USA possa almeno bilanciare questo con maggiori entrate dai dazi. In ogni caso, questa situazione evidenzia ancora una volta che il vero problema per gli americani rimane l’immenso debito pubblico e l’incapacità politica bipartitica di trovare soluzioni strutturali.
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Enzo Conti è profondamente radicato nella cultura italiana, grazie al suo lavoro di ristoratore e promotore del patrimonio locale. Il suo ristorante non è solo un luogo in cui gustare i sapori della Puglia, ma anche uno spazio dove cultura e storia si incontrano. Enzo organizza eventi per far conoscere le ricchezze della regione, affrontando anche questioni di società, politica locale e preservazione dell’ambiente attraverso il cibo.



