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Sciopero su Gaza: la strategica mossa di Landini per dominare il PD di Schlein!

Lo sciopero generale su Gaza di Landini è una mossa per scalare il PD di Schlein
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Pubblicato da Enzo Conti
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Il CGIL guidato da Maurizio Landini si comporta apertamente come un attore politico mirando alla leadership della sinistra.

Maurizio Landini, come aveva annunciato, ha confermato l’impegno. A nome del CGIL, ha proclamato uno sciopero generale per contestare l’assalto della Global Sumud Flotilla da parte dell’esercito israeliano. Anche i sindacati autonomi di UBS hanno chiamato i loro membri a non lavorare oggi. Verranno mantenuti soltanto i servizi indispensabili. La tensione politica è alta, soprattutto perché siamo in periodo di campagna elettorale per le regionali. Domenica e lunedì scorsi si è votato nelle Marche, mentre questa settimana tocca alla Calabria. Successivamente sarà il turno della Toscana e poi, a novembre, della Campania, Puglia e Veneto.

Lo sciopero generale come strumento politico come i referendum

Le date scelte non sono casuali. Uno sciopero generale convocato per motivi estranei sia all’economia che all’Italia è un evento senza precedenti. Il CGIL sotto la guida di Landini si posiziona chiaramente come un attore politico. Non è una novità di oggi. Come altro interpretare i referendum sul lavoro (e uno sulla cittadinanza veloce) a dieci anni di distanza dall’adozione del Jobs Act? Quella grave sconfitta sembrava aver chiuso le aspirazioni del segretario di conquistare la guida del Partito Democratico guidato da Elly Schlein.

Landini punta al Nazareno

Eravamo in errore. Landini potrebbe essere al suo ultimo tentativo di prendere il controllo della sinistra italiana. Gaza è uno strumento. Il popolo progressista in Italia è in subbuglio contro Israele per le numerose vittime civili nella striscia. Si sta mobilitando per rispondere a quello che vede come l’inerzia del nostro governo e dell’intero Occidente. Il PD ha incitato la protesta, almeno fino all’intervento del presidente Sergio Mattarella che ha invitato la Flotilla a ritirarsi e consegnare gli aiuti umanitari alla Chiesa.

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La sconfitta inaspettata nelle Marche ha spinto l’ala riformista del PD a esprimersi contro la deriva sinistrorsa del partito. Schlein non può più indietreggiare, trovandosi a competere direttamente con Landini, il quale gode di maggior libertà d’azione, non essendo formalmente alla guida di un partito e quindi meno vincolato nelle sue dichiarazioni. Per di più, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte persegue una strategia comunicativa simile: trasformare Gaza in un campo di battaglia contro il governo, l’Europa, la NATO e l’Occidente.

Il campo largo si indebolisce

Questa corsa verso una sinistra più estrema sta portando i centristi più vicini al governo, inclusi i renziani. Negli ultimi mesi, l’ex premier è stato molto critico nei confronti dell’esecutivo di Giorgia Meloni, ma questa settimana in Parlamento ha votato a favore della mozione della maggioranza sul piano di pace proposto dal presidente Donald Trump, come ha fatto anche il centro-destra sulla mozione renziana. Le critiche legittime al governo di Benjamin Netanyahu stanno diventando un’arma politica per attaccare Israele senza riserve e, in alcuni casi, senza condannare esplicitamente i massacri di Hamas.

È probabile che Schlein uscirà indebolita dalle regionali. Il “campo largo” dovrebbe quasi certamente mantenere il controllo delle tre regioni in elezione (Toscana, Campania e Puglia). L’obiettivo era di “strappare” almeno una regione al centro-destra. Se i margini di vittoria saranno meno ampi del previsto, la leadership sarà messa in discussione. In tale scenario, Landini diverrà il punto di riferimento per coloro che si orientano più a sinistra.

Il rischio di un’acqua di rose per lo sciopero generale

Lo strumento dello sciopero generale rimane legittimo, seppur discutibile. Dopo decenni di stipendi stagnanti e centinaia di migliaia di giovani che emigrano per lavoro, il sindacato blocca l’Italia per una questione spinosa di politica internazionale. Che relazione c’è con i lavoratori? Il pericolo è di dividere definitivamente il sindacato e di diluire un metodo di protesta che, nei casi estremi, può essere un’arma efficace per difendere le proprie rivendicazioni. Un discorso simile ai referendum di giugno. In entrambi i casi, si tratta di una sorta di regolamento dei conti a sinistra per tentare di far emergere una nuova leadership. E man mano che cresce il malcontento per Schlein, dovremo abituarci a vedere maggiori intrecci tra attività sindacale e politica.

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giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

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