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Scopri Come gli Investitori Stranieri Hanno Superato le Famiglie Italiane nell’Acquisto di Debito Pubblico!

Investitori stranieri sempre più ghiotti di debito pubblico italiano
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Pubblicato da Enzo Conti
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Gli investitori internazionali continuano a mostrare un interesse crescente nei confronti dei titoli di debito pubblico italiano rispetto alle famiglie italiane, secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia.

Il debito pubblico dell’Italia si avvicina rapidamente alla soglia dei 3.000 miliardi di euro. Manca solo un piccolo tratto per raggiungere e superare il terzo trilione di debiti statali. Questo rappresenta una barriera psicologica importante, che non implica necessariamente scenari negativi nei mercati, anche se l’ammontare può sembrare intimidatorio. Nel frattempo, il PIL italiano di quest’anno è previsto crescere fino a 2.200 miliardi, rimanendo significativamente al di sotto degli impegni presi dal Tesoro verso i suoi creditori. Fortunatamente, gli investitori internazionali stanno giocando un ruolo chiave nell’assorbire le abbondanti emissioni.

Nel mese di settembre scorso hanno raggiunto un nuovo picco storico con investimenti per quasi 870 miliardi di euro, di cui 747,5 miliardi in titoli di stato.

Incremento di capitali esteri

Attualmente, la loro partecipazione ha raggiunto il 30,3% dell’intero stock, un netto aumento rispetto al poco più del 26% di un anno e mezzo fa, un periodo in cui gli investimenti avevano raggiunto un minimo storico a seguito dell’aumento dei tassi di interesse. In questi 18 mesi, gli investitori internazionali hanno acquistato oltre 135 miliardi di euro in termini netti di bond governativi, aumentando la loro esposizione complessiva verso lo stato italiano di 163,2 miliardi. Se si considera che nel medesimo periodo il debito è aumentato di 165,4 miliardi, emerge un dato impressionante: hanno coperto il 98,7% del nuovo debito.

Le famiglie italiane, dal canto loro, non sono state da meno. Nel periodo in esame, hanno acquisito quasi 133 miliardi di euro in termini netti di titoli di stato, con un incremento delle loro esposizioni complessive di 127,3 miliardi. La loro quota è salita al 14,4% dello stock, rispetto all’8,1% di fine 2021, periodo in cui avevano iniziato ad orientarsi maggiormente verso i BTP a causa dell’aumento dei tassi. I dati confermano che gli investitori internazionali sono cruciali nell’assorbire le emissioni del Tesoro, soprattutto in un momento in cui la Banca Centrale Europea ha cessato di acquistare bond e si appresta a non reinvestire più.

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Questo implica che dal mese prossimo la BCE lascerà scadere i titoli senza riacquistarli nemmeno per un euro.

Potenziale miglioramento del rating nel 2025 e impatto positivo sull’attrattività del debito

Il settore bancario e finanziario nazionale, invece, ha ridotto le sue esposizioni nell’ultimo anno e mezzo di quasi 66 miliardi, arrivando a poco più di 977 miliardi. Alla fine di settembre scorso, rappresentavano esattamente il 33% dello stock, rispetto al 37,3% di 18 mesi prima. Nei mesi recenti, tuttavia, sembra che il settore stia stabilizzando la sua posizione, anticipando un potenziale apprezzamento dei titoli di stato dovuto alla riduzione dei tassi di interesse. È probabile che diventerà un acquirente netto in futuro, cogliendo l’opportunità di realizzare profitti in conto capitale, specialmente con le scadenze più lunghe. Questo compenserà la riduzione degli acquisti netti previsti tra le famiglie con i rendimenti in calo.

Gli investitori internazionali avevano raggiunto il picco del 52% dello stock nel 2010, l’anno precedente allo scoppio della crisi del debito. Nonostante la forte ripresa recente, i loro acquisti di titoli del debito sono ancora ben al di sotto del potenziale. Il problema principale è che il rating dell’Italia è stato declassato dalle agenzie internazionali a partire dal 2011. All’epoca, il nostro rating era all’incirca agli stessi livelli della Francia attuale, mentre ora Moody’s assegna ai nostri bond una valutazione appena un gradino sopra il livello “junk” o “spazzatura”. Molti fondi d’investimento non possono, per statuto, includere nel loro portafoglio titoli considerati così rischiosi.

Gli investitori internazionali passano dagli Oat ai BTp

Se nel 2025 ci sarà anche solo un leggero miglioramento del rating, l’afflusso di capitali esteri a favore dei BTp potrebbe intensificarsi e contribuire a ridurre ulteriormente lo spread tra BTp e Bund. Segnali positivi provengono dal Giappone, dove i fondi stanno vendendo bond francesi per investire in quelli italiani.

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Solo un significativo aumento dei tassi giapponesi potrebbe interrompere questa tendenza favorevole per noi. Fino ad allora, Tokyo potrebbe posizionarsi in testa agli investitori internazionali interessati al debito italiano ad alto rendimento.

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