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Unicredit e Commerzbank: L’Invasione Finanziaria Americana in Germania!

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Pubblicato da Enzo Conti
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La vicenda Unicredit-Commerzbank non è solamente un affare italo-tedesco, ma un’operazione che origina dal vasto mondo della finanza americana.

“Nell’Unione Europea vige la libera circolazione dei capitali”. Con queste parole, la premier italiana Giorgia Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti riguardanti le recenti controversie in Germania relative alla fusione Unicredit-Commerzbank. Ha espresso chiaramente che il governo non dovrebbe commentare questo caso, poiché si tratta di una questione del settore privato. Nei giorni scorsi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il suo ministro delle Finanze, Christian Lindner, avevano espresso preoccupazione. Scholz ha spiegato che le acquisizioni “ostili” possono essere dannose per le banche, mentre Lindner ha commentato che gli investitori tedeschi sono stati “sconvolti” dalle tecniche adoperate da Andrea Orcel per l’acquisizione della banca tedesca. Anche il principale leader dell’opposizione, Friedrich Merz, ha criticato Orcel per aver agito in maniera “amatoriale”.

Unicredit-Commerzbank, gli attori dietro le quinte

Non si tratta di un confronto calcistico tra Italia e Germania, ma di una questione che trascende i confini nazionali. Analizzando gli azionisti di Unicredit, si nota che il 75% del capitale è detenuto da investitori istituzionali, con il 42% di questi basati negli Stati Uniti e il 25% nel Regno Unito. Ciò significa che il 67% del 75% del capitale di Unicredit è rappresentato dalla finanza yankee, ovvero il 50,25% del totale. Gli investitori istituzionali italiani rappresentano solo l’8% del capitale, ossia il 6% del totale. Tra i maggiori azionisti troviamo BlackRock, il più grande fondo statunitense, che da solo supera tutti gli investitori istituzionali italiani con una quota del 7%. Tra gli azionisti italiani non istituzionali, emerge il 2,63% posseduto dalla famiglia Del Vecchio.

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La finanza yankee sfida la Germania

Se interpretiamo l’operazione Unicredit-Commerzbank con un pizzico di astuzia, potremmo dire che la finanza americana sta puntando alla Germania. È difficile pensare che Orcel agisca in piena autonomia e contro il volere degli azionisti che lo hanno nominato CEO. Un dirigente non consulta preventivamente gli azionisti per ogni decisione, ma è improbabile che non abbia verificato il loro sostegno in una questione così delicata.

Da anni, l’anglosfera è in tensione con la Germania, con il punto di rottura forse rappresentato dalla Brexit, gestita in modo arrogante e a volte dilettantesco dalla cancelliera Angela Merkel. Da allora, Londra e Washington hanno sentito il bisogno di ridimensionare l’influenza tedesca. Non sarebbe corretto esagerare definendo la finanza yankee un’estensione del “deep state” angloamericano, ma è plausibile che nelle alte sfere si siano sviluppati piani per acquisire parti del sistema finanziario tedesco senza incorrere in critiche politiche interne.

Il mercato unico europeo, dall’opportunità al problema per i tedeschi

La Germania sta scoprendo, con qualche decennio di ritardo, il vero significato del mercato unico che ha sempre difeso ferventemente. Fino a ora ne ha beneficiato in due modi principali: accedendo a un mercato di circa 360 milioni di consumatori (quasi 430 fino alla Brexit) per vendere i suoi prodotti senza dazi e barriere; e acquisendo asset industriali e finanziari in altri paesi senza che il contrario fosse possibile.

Recentemente, si sono concluse le trattative per la vendita di Ita alla tedesca Lufthansa, un’operazione che permetterà a Berlino di acquisire un asset prezioso nel crescente mercato turistico, un settore che l’Italia non è riuscita a sfruttare appieno.

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Con la situazione Unicredit-Commerzbank, il tavolo si capovolge. Noi siamo gli acquirenti/predatori, i tedeschi le prede. La Commissione europea ha avvertito Berlino che non può opporsi alla fusione con argomentazioni vaghe. In gioco c’è il mercato unico e l’unione bancaria.

Unicredit-Commerzbank, un ritorno al pragmatismo per la Germania

L’operazione Unicredit-Commerzbank sarà benefica per i tedeschi, rendendoli più pragmatici e meno ideologici a livello internazionale. Già si notano alcuni cambiamenti. Dopo essere stata una fervente sostenitrice del Green Deal, la Germania ha accettato la richiesta italiana di una revisione anticipata, una mossa supportata dai Verdi, ardenti difensori dell’ambientalismo. Quando gli interessi nazionali sono colpiti, i tedeschi iniziano a ragionare. La loro storica debolezza è stata sempre quella di idealizzare eccessivamente modelli teorici che nei fatti si rivelano imperfetti. Ora, potrebbero vedere la finanza yankee sotto una nuova luce, avendo precedentemente sperato di essere concorrenti rispettati e temuti.

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